A maggio le retribuzioni contrattuali orarie restano ferme rispetto ad aprile, mentre crescono dell’1,4% su base annua, superando il tasso d’inflazione (all’1,1%). Lo rivela l’Istat. Il sorpasso, che conferma quando registrato ad aprile, non è dovuto al progredire degli stipendi,ma alla caduta dei prezzi avvenuta nell’ultimo periodo. Alla fine di maggio 2013 i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica riguardano il 47,7% degli occupati dipendenti e corrispondono al 46,3% del monte retributivo osservato. Nel mese di maggio l’indice orario delle retribuzioni contrattuali rimane invariato rispetto ad aprile e aumenta dell’1,4% rispetto a maggio 2012. Complessivamente, nei primi cinque mesi del 2013, la retribuzione oraria media è cresciuta dell’1,4% rispetto al corrispondente periodo del 2012.
Con riferimento ai principali macrosettori, a maggio le retribuzioni orarie contrattuali registrano un incremento tendenziale dell’1,9% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione. I settori che a maggio presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: alimentari bevande e tabacco (5,8%); pubblici esercizi e alberghi (2,9%); legno carta e stampa e telecomunicazioni (2,5%). Si registrano, invece, variazioni nulle in tutti i comparti della pubblica amministrazione. Tra i contratti monitorati dall’indagine, nel mese di maggio è stato recepito un solo accordo mentre due sono quelli scaduti. Alla fine di maggio la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è del 52,3% nel totale dell’economia e del 38,4% nel settore privato. L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 24,1 mesi per l’insieme degli occupati e di 11,2 mesi per quelli del settore privato.