Dalla speculazione edilizia senza regole degli anni ’60/70, al crollo del mercato del terzo millennio. La situazione a Genova non si discosta molto dal quadro nazionale ma, sotto la Lanterna, appare emblematica, visto che la città ha avuto un’espansione nel dopoguerra che non ha pari, con problematiche connesse su geografia del luogo, immigrazione e contesto sociale, che vede l’edilizia primaria nell’economia cittadina con industria e portualità. Premessa indispensabile per capire come, per una volta, imprenditori edili e forze sociali, siano d’accordo sulla necessità di rilancio del settore.
Alla conferenza stampa di Assedil-Confindustria genovese, il presidente Federico Garaventa, dati (tutti negativi) alla mano, ha lanciato l’allarme. A partire dall’ occupazione, in provincia di Genova calata rispetto al 2011 a 10.998 unità nel 2012 contro le 11.470 dell’anno prima. Meno 472 addetti pari ad un calo del 4,12%. Dato sconfortante visto che nel 2009, secondo i dati della Cassa edile, il numero di operai rispetto al 2008 era sceso di circa mille unità. E’ seguita una lieve ripresa nel 2011, non sufficiente però a ribaltare il totale negativo della diminuzione di 1.500 iscritti in Cassa Edile. Calano pure le imprese (2.294 nel 2011, 2.220 nel 2012) e le ore lavorate (2.583.267, in calo del 12,17% rispetto al 2011). Sale invece la cassa integrazione del 22,57% sul 2011 ed aumentano i fallimenti a Genova dove, nel 2012, sono stati 27 e 32 nella provincia; il 20% del totale in tutti i settori.
Crollano poi i bandi di gara per lavori pubblici che accusano un meno 37% con l’aggravio di ritardati pagamenti delle P.A., devastanti per le casse delle imprese. Paola Bavoso, segretario genovese Filca Cisl, conferma: “dati corrispondenti al nostro osservatorio”. E commenta con termini forti: “faccia qualcosa il sindaco di Genova; ce ne sono diversi in Italia coraggiosi che hanno preso in mano la situazione. Qui si muore di fame; solo un edile su tre ha stipendio continuo; gli altri sono disoccupati o con ammortizzatori, ma con 700/800 euro non si vive”. “La situazione-afferma Bavoso – l’abbiamo denunciata a dicembre facendo anche delle proposte. Non ci interessa cos’è progettabile, bisogna piuttosto mettere mano a quei lavori che sono già progettati, far partire i cantieri approvati e pagare le aziende in attesa da tempo di essere pagate”.
Non esiste però solo la costruzione del nuovo, incalza la leader degli edili genovesi: c’è infatti anche la manutenzione e la riqualificazione dei quartieri. “Occorre prevederla quartiere per quartiere – dice – perché può dare molto lavoro ed è necessaria”. E grande attenzione da sempre la Cisl la dedica alle grandi opere; conferma il segretario Filca: “occorre risolvere le problematiche infrastrutturali, guardare alle grandi opere. Abbiamo chiesto a proposito un tavolo ma finora non ci è stata data risposta. E non si può più attendere, occorre agire e subito”.