“Qui nelle zone terremotate c’è la forte volontà da parte delle imprese e dei lavoratori di riprendere l’attività produttiva nel più breve tempo possibile. Le imprese già cominciano a valutare la possibilità di spostare la propria attività, e quindi ci uniamo al coro di chi chiede ai Comuni di mettere a disposizione degli spazi vicini agli attuali capannoni danneggiati, per poter costruire quelli nuovi, anche con forzature ai Piani regolatori cittadini. Inoltre è indispensabile accelerare i processi decisionali, perché se passa troppo tempo si perdono commesse e clienti”. A dichiararlo Domenico Chiatto, segretario generale della Filca-Cisl di Modena, provincia messa in ginocchio dagli eventi sismici delle ultime settimane. Questa mattina Chiatto e tutta la struttura della Filca provinciale hanno accolto il segretario generale della Filca-Cisl, Domenico Pesenti, in visita nelle zone terremotate.
“Dopo la prima scossa – prosegue Chiatto – i lavoratori sono rientrati nelle aziende ed hanno volontariamente ripreso a lavorare, perché insieme ai titolari delle imprese sono consapevoli che bisognava immediatamente far ripartire l’attività produttiva ed evitare il trasferimento. Un modo di fare che è proprio del sindacalismo partecipativo, molto diffuso in questa zona”.
“Nell’incontro odierno – ha dichiarato Domenico Pesenti – ho potuto constatare come la popolazione e i nostri operatori, chi lavora nel sindacato, ha una voglia fortissima di riprendere, una grandissima forza morale. Hanno la carica giusta, ma anche il bisogno di sentire che tutto il sindacato è vicino, soprattutto nelle azioni di ricostruzione nella sicurezza, per i lavoratori e per i cittadini, e nella legalità, per permettere una ricostruzione rapida”.
Drammatica la storia di Remo Perboni, residente a Concordia Sulla Secchia e dirigente di zona nei paesi maggiormente colpiti, tra i quali Mirandola e Cavezzo: “Vivo in una tenda nel giardino di casa mia. La mia abitazione non ha subito grossi danni ma ho due bambini piccoli ed hanno il terrore di dormire in casa. Il problema però non è rappresentato soltanto dalle case e dai monumenti storici ed artistici, ma anche dall’industria,visto che l’80% dei capannoni è lesionato. Seguivo un’azienda di laterizi e manufatti in cemento a San Felice sul Panaro, un’azienda che letteralmente non esiste più perché la struttura è crollata sui macchinari, distruggendoli. Abbiamo chiesto al Comune di metterci a disposizione un nuovo lotto di 14mila metri quadri, speriamo bene”.
Da subito il sindacato si è impegnato per le zone terremotate. Nei giorni scorsi i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti hanno inviato una lettera unitaria al presidente del Consiglio, Mario Monti, ed al ministro del Welfare, Elsa Fornero, sostenendo l’ampliamento delle risorse per gli ammortizzatori sociali a favore delle zone dell’Emilia Romagna colpite dal sisma.
“In relazione al protocollo d’intesa per interventi straordinari per ammortizzatori sociali causa evento sismico che ha interessato i territori delle province di Bologna, Modena e Ferrara – si legge nella lettera – vi sottoponiamo l’esigenza che le risorse da stanziare per il sostegno al reddito, comprensivo di contribuzione figurativa, per i lavoratori la cui attività è stata compromessa dal suddetto grave evento, compresi i lavoratori avventizi e stagionali, siano adeguate e costituiscano un finanziamento dedicato, vale a dire aggiuntivo e distinto rispetto alle risorse disponibili per i cosiddetti ammortizzatori in deroga, al fine di poter svincolare i trattamenti da eventuali vincoli normativi, quali ad esempio quelli relativi ai requisiti soggettivi di anzianità assicurativa”.