Di seguito una nota di Battista Villa e Alessandro De Lisi, Presidente e Direttore del Centro Studi sociali contro le mafie Progetto San Francesco.
Da anni la ‘ndragheta si è liquefatta e attraverso varie fenditure si è sedimentata nel tessuto economico dell’Emilia. Apripista come sempre i boss siciliani, che tra lidi ed edilizia vacanziera avevano fiutato il business già negli anni Sessanta. Adesso occorre sospendere le analisi e concentrarsi sulla situazione effettiva e drammaticamente quotidiana. Il terremoto sta uccidendo le persone innocenti, moltissimi cittadini sono sfollati e le attività produttive ferme stanno ulteriormente aggravando la crisi territoriale. Il terremoto non è colpevole, ma la cattiva edilizia si, e come sempre sono i lavoratori a pagare troppo duramente le malefatte degli impresari e degli uomini dei clan, arricchiti anche dall’espansione delle aree industriali. Espansioni troppo frettolose e dettate dal boom del manifatturiero tra gli anni Ottanta e Novanta, ben prima della legge “antisisma” del 2005. Alle famiglie dei lavoratori e ai terremotati deve andare il nostro sostegno, come urgente e indispensabile segno di fratellanza nel lavoro, ma la nostra condanna deve essere riservata a chi non ha vigilato, a chi ha consentito, a chi si è voltato dall’altra parte mentre consapevolmente, costruendo male, non si faceva attenzione alla vita altrui. Il prossimo 11 giugno era prevista a Modena una giornata importante del Progetto San Francesco, voluta dagli amici emiliani della Fiba e della Cisl, con la Filca e la Fim del territorio. Adesso e per evidenti ragioni di opportunità la data è stata spostata in settembre e questo aiuta ad avere il tempo di riflettere e conoscere meglio la situazione emiliana. Che assomiglia molto a quella abruzzese. Magari qui non ha riso nessuno per le opportunità della ricostruzione, tuttavia siamo certi del rischio di interesse criminale che il dopo terremoto rappresenta per le cosche. Proprio in un regime d’urgenza, mentre la cittadinanza ha bisogno di tutto, le necessità altrui possono essere occasione di arricchimento illecito. Chiediamo al Governo di destinare in Emilia il 35% dei capitali confiscati ai boss agli aiuti alle imprese danneggiate e il 21% del denaro recuperato dalla lotta all’evasione fiscale alla ricostruzione dell’eccezionale patrimonio artistico del territorio. La cultura e l’identità del territorio valgono quanto le imprese, in una prospettiva responsabile dello sviluppo post terremoto. Sarà necessario vigilare la ricostruzione e sarà certamente la forza del popolo emiliano la migliore barriera antimafia. Chiudendo vogliamo esprimere, come Progetto San Francesco, tutta la nostra vicinanza ai familiari delle vittime, ai colleghi amici del sindacato impegnati nel volontariato civile e coinvolti nel terremoto. Oggi e soprattutto dopodomani.