Venti anni fa, dopo una lunga battaglia sindacale finalmente l’amianto fu dichiarato fuorilegge in Italia. Ma il problema resta in altri Paesi, come la Cina, l’India e il Brasile dove questo materiale viene ancora utilizzato. O come in Canada dove si assiste a due aspetti: dichiarato illegale nello stato, ma esportato all’estero.
La Cisl nazionale, ieri a Roma, in un convegno al quale hanno partecipato numerosi esperti ha indicato quattro priorità sulle quali occorrerà lavorare in futuro: sorveglianza sanitaria e ricerca delle terapie efficaci, fondo di solidarietà per le vittime civili, messa in sicurezza e bonifica, governo del contenzioso previdenziale.
Attualmente il nostro Paese sta attraversando la fase di picco delle malattie asbesto correlate che viene stimato durerà fino al 2026-2030. Il Registro nazionale dei mesoteliomi (Renam), istituito presso l’Ispesl, documenta circa 1.200-1.300 casi di mesotelioma all’anno e stima un numero analogo di casi di tumore del polmone indotto dall’esposizione all’amianto. Complessivamente , considerando le altre patologie ed i casi che sfuggono alle rilevazioni, l’insieme delle vittime dell’amianto possono essere stimate fra i 3.000-4.000 decessi ogni anno. “Molte Regioni – spiega Giuseppe D’Ercole del Dipartimento Sviluppo sostenibile della Cisl nazionale – hanno già attivato piani di sorveglianza sanitaria nei confronti degli ex esposti all’amianto (stimati per difetto complessivamente intorno alle 700 mila unità). Ma manca la definizione di linee guida condivise sulle modalità di svolgimento della sorveglianza sanitaria e soprattutto il coordinamento di protocolli condivisi sullo sviluppo di terapie efficaci e l’individuazione di linee di ricerca terapeutica capaci di far avanzare l’efficacia delle terapie attraverso centri specialistici qualificati di secondo livello almeno una per regione o per aree di macroregioni”.
Si tratta di una spesa molto contenuta, evidenzia la Cisl, ma capace di determinare grandi e importanti risultati. “Per questo – spiega Fulvio Giacomassi, segretario confederale Cisl – chiediamo il coordinamento della sorveglianza sanitaria delle Regioni attraverso linee guida condivise e concordate sulle modalità di svolgimento della sorveglianza sanitaria degli ex esposti; la realizzazione di una rete di coordinamento delle attività attraverso la creazione di una banca dati che può avvalersi della struttura già esistente nelle Regioni per la gestione del registro nazionale dei mesoteliomi; la definizione e la condivisione di protocolli finalizzati al miglioramento dell’efficacia delle terapie per il mesotelioma; l’individuazione, la creazione ed il coordinamento di centri specialistici di alto livello; la realizzazione di simposii scientifici medici periodici per l’avanzamento delle terapie verso le metodiche più efficaci, anche attraverso lo sviluppo di pratiche sperimentali da individuare e concordare tra gli specialisti della materia”.
Si tratta, insomma, di unire e finalizzare la sorveglianza sanitaria degli ex esposti alla ricerca delle terapie più efficaci. Nella sorveglianza sanitaria il sindacato ribadisce la necessità di coinvolgere l’Inail. In particolare, quando dalle visite mediche di base dei medici del lavoro delle Asl si avviano ricerche più dettagliate sulla possibile insorgenza di malattie asbesto correlate, vale a dire di malattie professionali. L’Inail deve essere coinvolta soprattutto quando si individuano e si sviluppano centri specialistici di cura delle malattie a tutti gli effetti considerate professionali.
Tra il Ministero della Salute quello del Lavoro, l’Inail e le Regioni si devono poi definire piani di cooperazione per la promozione di questi centri specialistici di ricerca per avviare terapie efficaci per la cura. La Cisl chiede che il ministro della Salute avvii un lavoro di concerto con le Regioni per l’individuazione di centri specialistici e segua la definizione delle collaborazioni con il collega del Lavoro e con l’Inail. Per le risorse è possibile, per la Cisl, ipotizzare l’autorizzazione all’Inail di destinare 2 milioni di euro dei 22 milioni di euro del fondo per le vittime dell’amianto (dal 2010 per le attività delle terapie efficaci per la cura dei mesoteliomi). Il Fondo è stato istituito con una legge del dicembre 2007. “Purtroppo – nota D’Ercole – nella concitazione che sempre accompagna l’approvazione della Finanziaria, l’articolato non corrisponde alle finalità che i sindacati e associazioni esposti all’amianto avevano avevano evidenziato”. Il fondo dovrebbe essere finalizzata esclusivamente a lavoratori e cittadini che non hanno la copertura assicurativa degli istituti pubblici e che per le cause più strane e più imprevedibili sono colpiti dalla malattie asbesto correlate, cioè dovute per un’esposizione casuale e non volontaria alle fibre di amianto.
Le vittime civili dell’amianto o anche lavoratori dipendenti o piccoli artigiani che hanno lavorato in nero e non hanno la copertura assicurativa pubblica costituiscono, per la Cisl, gli unici destinatari di questo fondo di solidarietà. “Mentre per i lavoratori che hanno la copertura assicurativa pubblica – prosegue Giacomassi – si tratta solo di valutare l’attuale congruità e modalità dei trattamenti in essere e procedere eventualmente ad un loro miglioramento per le modalità e l’entità dei trattamenti.
Il segretario confederale della Cisl, Giacomassi, ribadisce la necessità di una norma, con relativa sanzione pecuniaria, che obblighi chiunque abbia un tetto o altro materiale contenente amianto alla messa in sicurezza rispetto alla certezza che non ci sia rilascio di fibre di amianto in atmosfera in quanto l’incuria di chiunque non può e non deve significare pericolo per la salute di altri. Non si tratta di obbligare alla bonifica, spiega la Cisl, ma di obbligare chi ha un manufatto o un tetto di amianto a garantire che con l’incapsulamento o altre tecniche di fissanti, non ci sia il rilascio delle fibre nocive alla salute di altri. Per la bonifica bisogna disporre di forti incentivi per i privati sia per l’accesso al credito che per la detrazione fiscale delle spese sostenute recuperando la norma del 55% della detrazione fiscale delle spese sostenute. Per facilitare l’accesso al credito bisognerebbe disporre di un fondo rotativo con mutui a tasso zero. Comuni e Regioni possono definire piccole discariche per il cemento amianto con una normativa specifica che sia equivalente a quella delle discariche per gli inerti, con una disponibilità diffusa sul territorio, di una discarica specifica per ogni comune o consorzio di comuni per ridurre i costi di trasporto e gestione della discarica. Inoltre, Comuni e Regioni dovrebbero favorire degli accordi con le imprese di bonifica per un prezzario definito e contenuto per le spese di bonifica e smaltimento. Un’esperienza molto positiva è stata realizzata da un piccolo comune della cintura bolognese.
Infine per i cittadini con bassissimi redditi, indicativamente sotto i 10 mila euro, dovrebbero essere previsti interventi in deroga da parte dei sindaci a carico della collettività, in quanto interventi a tutela della salute pubblica. Alcune Regioni continuano ad incentivare la sostituzione del cemento amianto dei tetti con i pannelli fotovoltaici. Per la Cisl sono “interventi superflui, in quanto le disposizioni nazionali sono più che sufficienti”. Mentre dovrebbero indirizzarsi ai provvedimenti a favore degli indigenti e soprattutto alla bonifica di scuole ed ospedali. degli edifici pubblici ad alta affluenza di pubblico come le scuole e gli ospedali.
Per quanto riguarda il contenzioso legale legato alla previdenza serve una norma che impegni il Ministero del lavoro a favorire l’applicazione omogenea della legge a fronte di situazioni produttive similari coinvolgendo l’Inail ed i sindacati in una ricognizione delle problematiche che possono favorire la soluzione immediata delle controversie più evidenti.
Infine, la Cisl lancia per il 28 aprile una campagna internazionale per il bando dell’amianto in tutti i Paesi. Un appuntamento da sviluppare con tutte le altre organizzazioni sindacali ma anche le organizzazioni del volontariato sociale e le associazione degli esposti amianto. Per il sindacato può essere l’occasione per lanciare una grande campagna internazionale sia per la cura delle malattie asbesto correlate attraverso l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms). “Chiediamo – conclude Giacomassi – al ministro della Salute, Renato Balduzzi – di avanzare la proposta di un piano di cooperazione internazionale per la cura delle malattie legate all’amianto e sia per la lotta al divieto dell’uso di questo materiale in Paesi come la Cina e la Russia ma anche il Canada che ha cercato di superare la barriera all’importazione dei prodotti contenete amianto in Europa”. Si tratta di coinvolgere tramite il Ministero del lavoro l’Organizzazione internazionale del lavoro e l’Organizzazione mondiale del commercio per il divieto del commercio di prodotti contenenti amianto.