RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO: “PASSI AVANTI MA ASPETTI DA CORREGGERE”

RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO: “PASSI AVANTI MA ASPETTI DA CORREGGERE”

Riforma del mercato del lavoro al rush finale, con il Governo che intende chiudere anche prima della fine del mese: tra il 21 ed il 23 marzo, secondo quanto annunciato ieri dal ministro del Lavoro Elsa Fornero al tavolo con le parti sociali. Quella che si è aperta oggi, dunque, è una settimana decisiva per costruire l’intesa. Obiettivo? Ridurre il tasso di disoccupazione che attualmente viaggia attorno al 9 per cento, portandolo al 4-5% strutturale.
“Stiamo facendo dei passi avanti su cui si può costruire un accordo”, dichiara a Conquiste il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, per il quale, però, restano ancora “alcuni aspetti da correggere”. E avverte che la sola riforma del mercato del lavoro non basterà a far scendere la disoccupazione al 4-5%.
Ma veniamo alle novità delle ultime 24 ore. In primis, l’avvento dell’Assicurazione sociale per l’impiego, vero fulcro del nuovo sistema di ammortizzatori sociali che andrà a regime nel 2015, e non nel 2017 come inizialmente previsto. Il nuovo regime avrà dunque una fase di transizione più breve, nella quale sarà necessario assicurare il mantenimento delle risorse stanziate in questi anni per gli ammortizzatori in deroga. Per questo già nei giorni scorsi era circolata una cifra attorno ai due miliardi.
La nuova assicurazione sociale per l’impiego “Aspi” sostituirà, tutto quanto oggi non rientra nella cassa integrazione ordinaria (e la parte di Cig straordinaria che resterà dopo la riforma) comprendendo indennità di mobilità, incentivi di mobilità, disoccupazione per apprendisti, una tantum co.co.pro e altre indennità. Si applicherà a tutti i lavoratori dipendenti privati e ai lavoratori pubblici con contratto non a tempo indeterminato. Come requisiti per accedere al sostegno nella proposta del ministro si ipotizzano due anni di anzianità assicurative e almeno 52 settimane ultimo biennio. Dodici mesi per la durata, che salgono a 15 per i lavoratori sopra i 58 anni. L’importo per la simulazione ipotizzata al tavolo è di circa 1.119 euro, con abbattimento dell’indennità del 15 per cento dopo i primi sei mesi, e di un ulteriore 15 per cento dopo altri sei mesi. L’aliquota contributiva sarà dell’1,3 per cento, incrementata di 1,4 per cento per i lavoratori non a tempo indeterminato.
Nel complesso si può parlare di un passo avanti verso l’intesa complessiva che, secondo quanto ribadito dal Governo, dovrà comunque andare in porto entro la fine del mese di marzo.
Il giudizio del leader della Cisl resta comunque positivo rispetto alla riduzione delle tipologie contrattuali e sul potenziamento dell’apprendistato come forma primaria di stabilizzazione. “Ma – aggiunge – serve anche il taglio netto delle finte partite Iva ed il rafforzamento degli elementi per la rioccupabilità, rendendo cogente la formazione. Quanto al nuovo sistema assicurativo, per Bonanni “occorrerà non caricare troppo i costi per le piccole aziende, mentre sarebbe un errore grave ridurre tempi e intensità finanziaria dell’indennità di mobilità”.
Sul fronte delle politiche attive del lavoro, poi, “la Cisl chiede politiche attive e di outplacement attraverso il ruolo sussidiario dei fondi interprofessionali per il reimpiego”.
Insomma, per il numero uno di via Po, la direzione intrapresa è quella giusta, anche se “bisogna aggiustare alcune parti delicate. Dobbiamo dare un segnale chiaro al Parlamento”, ha chiosato.
Già prima dell’incontro il leader della Cisl era apparso ottimista. “Sì, le condizioni ci sono, più di qualche settimana fa – aveva detto parlando ai microfoni del Gr 3 -. Mi pare, e lo spero davvero, che il governo voglia muoversi con più chiarezza e più responsabilità”. Un responsabilità alla quale, dalle colonne della Stampa, il numero uno di via Po aveva invitato anche la Cgil, sottolineando che “un accordo separato non converrebbe a nessuno”. “Al punto in cui siamo, in un’Italia che non ha più ossigeno, spero, credo che nessuno abbia voglia di non prendersi le proprie responsabilità. Per quanto riguarda noi, siamo qui – aveva ribadito Bonanni entrando al ministero – per trovare le condizioni di garanzia per lavoratori, anziani e giovani”.
Una partita che la Cisl intende giocare senza sottrarsi, anche quando sul tavolo arriverà il nodo dell’articolo 18, rispetto al quale anche da parte del Partito Democratico si registrano una serie di significative aperture, mentre sembra sempre più prendere quota il modello tedesco, con un un ricorso veloce di fronte al giudice e due rappresentanti: uno del lavoratore e l’altro dell’impresa.
(dal sito www.conquistedellavoro.it)
 

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