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PENSIONI, SINDACATI IN PRESSING PER CAMBIARE LA RIFORMA DEL GOVERNO MONTI

PENSIONI, SINDACATI IN PRESSING PER CAMBIARE LA RIFORMA DEL GOVERNO MONTI

La riforma delle pensioni disegnata dal Governo non va bene. Per molte ragioni. In particolare perchè, nell’immediato, rischia di lasciare letteralmente in mezzo alla strada i lavoratori cosiddetti “esodati”. Ma soprattutto perchè è stata pensata solo per fare cassa, non per risolvere i problemi previdenziali degli italiani, nè quelli dei giovani nè tantomeno quelli degli anziani che dovranno rinunciare alla perequazione dei loro trattamenti pensionistici. E per giunta attuata senza nessun confronto con i sindacati, che pure avrebbero potuto fornire qualche suggerimento alla professoressa Fornero per ottenere gli stessi risultati a costi sociali molto inferiori ma realizzando un sistema previdenziale più equo e flessibile.
Ce ne sarebbe d’avanzo per una sonora protesta. Per ora Cgil Cisl Uil, molto pragmaticamente, hanno optato per una forma di pressione visibile ma contenuta per chiedere che nell’esame del decreto milleproroghe, in corso nelle commissioni Bilancio e Affari Costituzionali del Senato, vengano introdotte le necessarie modifiche al capitolo pensioni.
Per questo ieri le tre confederazioni, alle quali si è aggiunta anche l’Ugl, hanno organizzato un presidio unitario a Roma, vicino al Senato in piazza del Pantheon, al quale hanno partecipato i tre segretari generali, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Il testo del decreto approvato alla Camera, infatti, per i sindacati non risolve i problemi di quelle persone che hanno perso il lavoro (o perchè coinvolte in crisi aziendali o per altre fattispecie) e si trovano senza copertura previdenziale a causa dell’innalzamento repentino dei requisiti di accesso al pensionamento.
Questi lavoratori – spiegano Cgil Cisl e Uil – non possono essere costretti ad affrontare periodi senza lavoro, senza più ammortizzatori sociali e senza pensione. “Per questo – dicono – vanno garantite le risorse necessarie alla copertura di questa irrinunciabile esigenza”. Risorse che pure si sarebbero potute trovare (ed erano state trovate nel corso dell’esame del provvedimento alla Camera, se non fosse arrivato il no del ministro del Welfare). Bonanni, non a caso, durante il presidio ha sottolineato: “siamo distanti dalla visione del Governo. Si è tirato dritto senza alcuna discussione, lasciando sul campo molta gente senza copertura”. “Ci sono troppe persone – ha aggiunto – che per una misura iniqua non sono nè lavoratori nè pensionati. Sono rimaste nel limbo. Ecco perché protestiamo ancora e non demorderemo finche non ci sarà una discussione. Spero che in Parlamento si riesca a recuperare gran parte dei problemi non ancora risolti”.
“Rassegnati – fa eco Susanna Camusso – è una parola che non fa parte del nostro vocabolario. In questa stagione questa riforma è sbagliata”.
Quella delle pensioni, rincara Angeletti, “è una riforma che neanche nel nostro peggiore incubo avremmo potuto immaginare. Non vorremmo che l’unica riforma fosse quella di aumentare il numero di chi perde il posto di lavoro rendendo più facili i licenziamenti”. E pure Centrella dell’Ugl fa notare come la riforma Fornero non rispetti la “dignità dei lavoratori”. Per i sindacati vanno esclusi dalle penalizzazioni in caso di pensione anticipata ad età inferiore ai 62 anni anche i periodi di maternità facoltativa, di congedi per assistenza ai disabili, di cassa integrazione straordinaria, di mobilità e quelli relativi al riscatto della laurea e al riscatto della contribuzione omessa. Cgil, Cisl e Uil chiedono anche di eliminare l’aggancio all’aumento dell’aspettativa di vita del requisito contributivo ai fini dell’accesso al pensionamento anticipato. Mentre per quanto riguarda il problema delle pensioni del comparto scuola e Afam, dove vige una specifica normativa, deve essere prevista l’opportunità di far slittare al 31 agosto del 2012 il termine per acquisire i requisiti per l’accesso alle pensioni con le norme previgenti la nuova normativa.
In qualunque caso per Cgil Cisl e Uil il capitolo pensioni non si può chiudere con le rigidità introdotte dal ministro del Welfare, ma occorre restituire ai lavoratori la libertà di scegliere quando andare in pensione. Se i sistemi previdenziali di mezza europa sono governati con il criterio della flessibilità in uscita, un motivo ci sarà. E stupisce che un tecnico come la professoressa Fornero non voglia terne conto.
(dal sito www.conquistedellavoro.it)

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