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LEGALITA’, UNA MISSION PER IL SINDACATO

LEGALITA’, UNA MISSION PER IL SINDACATO

Che in Italia il deficit di legalità sia allarmante non è una novità. Ma le vicende di cronaca recenti e recentissime – gli arresti di politici, funzionari pubblici, membri delle forze dell’ordine, la catena di inchieste che si allunga dal Nord al Sud del Paese – mostrano abbastanza chiaramente che la patologia si sta trasformando in fisiologia. Fisiologia di sistema. Cosa resta da fare quando l’illegalità diventa regola? Non chiudersi in se stessi, è la risposta del sindacato.
Non limitarsi a “fare rappresentanza”, ma allargare il raggio d’azione “alla tutela della dignità della persona” – osserva Domenico Pesenti, segretario generale della Filca – e magari farsi qualche nemico. E così, spiega, che si passa “Dall’etica delle buone intenzioni all’etica delle responsabilità“, come suggerisce il titolo delle giornate seminariali organizzate dalla Cisl. L’illegalità, per il sindacato degli edili, è una compagnia scomoda e onnipresente. Dalle gare di appalto alla vita nei cantieri. Una presenza che non sempre – per usare un eufemismo – i poteri pubblici scoraggiano: “La nostra esperienza ci porta a dire che per avere un mercato più libero servono più regole”. Un ossimoro, ma solo in apparenza. “Se vogliamo una vera concorrenza – precisa Pesenti – dobbiamo tutelare le imprese, le imprese che rispettano le regole ovviamente. E questo si fa creando un sistema di appalti in grado di fare selezione”. Il contrario della regola del massimo ribasso, per fare un esempio, che non ha fatto che “aggravare il clima di illegalità”.
Nino Amadore, giornalista de II SoIe24Ore, osservatore attento dei rapporti tra criminalità organizzata, politica e società civile nel Mezzogiorno, riconosce al sindacato di “fare la sua parte” nel contrastare lo strapotere delle mafie. E però descrive una società meridionale che in alcune regioni – cita su tutte Calabria e Sicilia – è permeata dell’influenza di mafia e n’drangheta al punto da esserne complice. “Non tutta la società e non dovunque – chiarisce – ma la zona grigia è molto ampia”. Certo esiste un “modello di governance criminale” che deve una parte delle sue fortune alla “dilatazione dell’apparato pubblico” e al suo ruolo di “intermediazione parassitaria”. E questa ipertrofia, insiste, che ‘fa lievitare la corruzione”.
Giovanni Faverin, che del pubblico impiego Cisl è segretario generale, denuncia la scalata della criminalità organizzata al business dei servizi pubblici al Nord. E addita la “trasparenza grigia” come una delle malattie più pericolose nel corpo della pubblica amministrazione. Dove per “trasparenza grigia’ il leader della Fnp intende il rispetto formale delle norme disgiunto da una valutazione sostanziale di efficacia dei procedimenti e delle decisioni. Non fa il proprio dovere, sostiene, il dipendente pubblico che si limita, per fare l’esempio della gara di appalto, a controllare il nspetto dell’iter burocratico senza appurare se veramente l’azienda garantisce sicurezza, retribuzione, contributi ai lavoratori. C’è spazio anche per l’autocritica: “Per vent’anni ci siamo preoccupati solo di tutelare gli iscritti, abbiamo mancato di costruire un pezzo dell’etica del lavoropubblico; ora dobbiamo costruire nuove professionalità improntate alla trasparenza e alla responsabilità”.

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