STOP ALLA ‘NDRANGHETA NEI CANTIERI EDILI

STOP ALLA ‘NDRANGHETA NEI CANTIERI EDILI

La ‘ndrangheta ha sempre pensato ai cantieri della Calabria come al cortile di casa sua. Idem, negli ultimi tempi, per i cantieri e i palazzi lombardi. Le 110 condanne a Milano dei giorni scorsi, grazie ad un’indagine partita da Reggio, curata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, però qualcosa vogliono dire. Si è parlato di questo a Reggio Calabria durante l’incontro, promosso dalla Filca nazionale, sul tema “Il bene comune, la legalità, il progetto San Francesco“. Gli obiettivi del progetto nelle parole del coordinatore Alessandro De Lisi: “Chiediamo che finiscano le corse falsate al ribasso negli appalti, per la tutela della leale concorrenza tra le imprese. Chiediamo che dalla confisca del capitale mafioso derivino strumenti di tutela per i lavoratori di imprese chiuse perché non in regola, perché queste persone, che non hanno alcuna colpa, rischiano di restare senza lavoro. Chiediamo infine che le banche rinuncino ai mutui stipulati dai mafiosi sui beni confiscati”.

La stagione delle Grandi Opere, soprattutto in Lombardia, ha spostato l’attenzione della ‘ndrangheta al nord, dove cresce quasi indisturbata. Per “disturbarla” il sindacato propone un percorso che coinvolge istituzioni, forze dell’ordine, ispettorati del lavoro. Nel suo intervento Raffaele Bonanni ribadisce l’importanza che questo evento si svolgesse a Reggio Calabria “perché qui il dominio dei posti di lavoro nei cantieri da parte della criminalità organizzata crea asfissia economica, morale, personale. I lavoratori conoscono le loro condizioni di lavoro nei cantieri in cui ci sono infiltrazioni: non ne conoscono però i motivi e i fini. Il compito dei sindacati è spiegarlo. Tutte le leggi antimafia per l’edilizia – continua Bonanni – sono nate da una collaborazione tra sindacalisti, magistrati, forze dell’ordine. In Calabria realtà come il porto di Gioia Tauro sono il polmone dell’ occupazione e dell’ economia: occorre responsabilità e serietà nell’affrontare i loro problemi.”
Il procuratore Giuseppe Pignatone, che ha ricevuto una tessera onoraria della Cisl definisce la ‘ndrangheta con il termine “impoverimento”. “Impoverimento della persona umana, delle istituzioni. Il fatto di poter dare lavoro diventa una fonte di potere, che va bloccata con un’alleanza tra le forze sane della società.” Attraverso il progetto San Francesco si raccolgono fondi per il recupero della villa confiscata a Cermenate, dove sarà realizzata la prima scuola europea di alta formazione sul fenomeno della criminalità organizzata. Per il segretario regionale Paolo Tramonti “non c’è legalità senza lavoro, oltre alla repressione occorre la crescita occupazionale”, mentre Luciano Belmonte, segretario generale Filca Calabria ricorda che un anno fa a Reggio erano stati elencati i 10 punti per l’Italia contro le mafie: un’Italia che deve diventare forte attraverso la responsabilità sociale, una rete dei microcrediti, l’istituto della bilateralità, l’osservatorio degli strumenti sociali per il contrasto alle cosche, la formazione, la protezione delle fragilità sociali, l’elaborazione di riforme di legge.
Per Domenico Pesenti, segretario generale Filca “si deve partire dai cantieri per cambiare le cose: la Filca ha chiesto l’accreditamento per l’incrocio domanda/offerta di lavoro affinché quest’ultimo non sia un favore o un atto di “carità” del crimine. Come Filca – ha aggiunto Pesenti – vorremmo essere creatori di un bene comune nel sociale, essere uno dei protagonisti che possono aiutare a costruire la convivenza basata sul rispetto reciproco. La criminalità è oramai un fenomeno globale, ed è quindi necessaria un’azione comune e sociale per il contrasto e la prevenzione di questi fenomeni, bisogna farlo per tutelare i lavoratori e gli imprenditori onesti. Ma anche per la tutela del mercato, perché un vero libero mercato è l’unico mercato che possa garantire sviluppo duraturo dell’economia e possa dare maggior benessere ai cittadini. La criminalità organizzata – ha concluso il leader della Filca – è un cancro per la democrazia, per questo il sindacato se ne deve occupare”.
Nel suo intervento Battista Villa, segretario generale della Filca-Cisl Lombardia e presidente del centro studi sociali contro le mafie, ha sottolineato come “bisogna ripartire con umiltà francescana dalla intuizione avuta da Caponnetto, Chinnici, Falcone: quella di creare un pool sociale contro le mafie. E quindi – ha detto – non solo un’azione giudiziaria, ma la costruzione di una rete civile, religiosa e politica. Anche perché – ha concluso – non dimentichiamo che la legalità conviene economicamente”.

(ha collaborato Elisa Latella)

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