Un patto per la crescita con le istituzioni che governano il territorio basato su proposte per rilanciare lo sviluppo nell’edilizia, assicurando comunque il rigore nella finanza pubblica. La proposta è stata lanciata al Made di Milano, la fiera di architettura, design ed edilizia, dalle associazioni imprenditoriali e dalle organizzazioni sindacali nel corso degli Stati Generali delle Costruzioni. Un appuntamento per il quale il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha usato parole di grande apprezzamento e sostegno con un messaggio inviato agli organizzatori. “I tanti appelli rivolti al Governo nei precedenti appuntamenti – dichiara Franco Turri, segretario nazionale della Filca-Cisl – sono caduti nel vuoto. Siamo stufi di aspettare, e così ci rivolgiamo direttamente a Regioni e Comuni per dare davvero la svolta ad un settore anticiclico per antonomasia come quello edile, che dal 2008 ad oggi ha perso ben 350mila addetti”.
La prima proposta del documento è quella di intervenire sulle attuali regole del Patto di stabilità in modo da risolvere, una volta per tutte, la tendenza che traduce l’incapacità di tagliare la spesa corrente statale e locale in una contrazione sistematica degli investimenti degli enti locali. Poi si auspica l’elaborazione di un “Piano per la città”, con l’introduzione di una normativa ordinaria e a regime in grado di incentivare interventi di riqualificazione anche su edifici non residenziali dismessi, o in via di dismissione, o da rilocalizzare. Infine si chiedono maggiori controlli, necessari per intervenire anche sul fronte della qualificazione delle imprese e quindi su trasparenza e legalità del mercato, qualità del prodotto, regolarità dei rapporti di lavoro. Infine utilizzare al meglio la bilateralità e gli strumenti già presenti nel settore, come la Borsa lavoro, il Durc, la congruità, e spingere per l’avvio della Patente a punti. Nel corso del suo intervento Turri ha sottolineato l’esigenza di intervenire e subito per sanare alcune lacune del sistema: “Solo qualche giorno fa proprio qui a Milano – ha detto – è stato aggiudicato un appalto per l’Expo con un ribasso pari al 43%. La soglia anomala di ribasso era pari al 38%, ma su 25 partecipanti alla gara ben 7 avevano un ribasso superiore alla soglia. O il committente non sa fare i conti oppure sappiamo tutti come andrà a finire”.
L’esponente della Filca nazionale non ha perso l’occasione per un attacco alla parte datoriale: “L’Ance sembra predicare bene a Roma ma razzolare male nei territori. Se a livello nazionale, con grande responsabilità, anima insieme alle organizzazioni sindacali gli Stati Generali delle Costruzioni, a livello provinciale viene meno agli impegni, di fatto ostacolando le trattative per i contratti integrativi di II livello. Lo scenario emerso dall’Attivo unitario dei quadri e delegati dell’edilizia di lunedì scorso è desolante – ha ammesso Turri – perché nella stragrande maggioranza delle province l’Ance tergiversa da mesi, in qualche caso si parla di vero e proprio boicottaggio. Eppure ci sono centinaia di migliaia di lavoratori che hanno diritto ad un contratto integrativo. Non è una rivendicazione fine a se stessa ma quanto deciso da Confindustria con la riforma del modello contrattuale del 2008 e dalla stessa Ance, firmataria del Contratto nazionale del 2010 che prevede esplicitamente la contrattazione di II livello. In questo modo l’Ance rischia di non essere credibile neanche a livello nazionale. Non chiediamo uno sforzo ma semplicemente un briciolo di buon senso e di coerenza. Devono capire – conclude – che la crisi non può essere un alibi per non firmare, perché è proprio durante i periodi difficili che la contrattazione territoriale può risolvere i problemi locali”.