“La proposta illustrata dal Pd in merito alla qualificazione degli addetti alla tutela e valorizzazione dei beni culturali è un piccolo passo avanti in questa annosa e delicata questione che interessa decine di migliaia di lavoratori”. A dichiararlo in una nota congiunta sono i sindacati di categoria Filca-Cisl, Feneal-Uil e Fillea-Cgil. In particolare il Partito Democratico ha proposto la riforma dell’art.182 del Codice dei Beni Culturali, “un tentativo – afferma il segretario nazionale della Filca, Enzo Pelle – che mira a tenere insieme il sapere ed il saper fare. La proposta, tra l’altro, tiene conto delle richieste che abbiamo già avanzato in passato. Da tempo, infatti – prosegue Pelle – sosteniamo l’idea di fare un passo avanti nel riconoscimento delle competenze professionali secondo le raccomandazioni europee, traducendo in crediti formativi tutte le esperienze di formazione e lavoro acquisite. Ma restano senza risposta alcune domande fondamentali che abbiamo posto con le mobilitazioni degli operatori del restauro e dell’archeologia in questi ultimi anni”.
Nel comunicato stampa i sindacati chiedono “uno sforzo in più e la definizione esplicita e celere dei documenti validi per attestare le esperienze di lavoro”, che per il sindacato devono essere “atti giuridicamente validi, purché relativi ad opere vincolate”. “In questo modo – spiega il sindacalista della Filca – anche i dipendenti o i numerosissimi parasubordinati, in nessun modo menzionati negli atti di data certa custoditi dalla pubblica amministrazione, hanno la possibilità di attestare la loro partecipazione effettiva ad un restauro”. Si tratta di centinaia di addetti costretti a lavorare come falsi autonomi a Partita Iva per 700/800 euro al mese ed ai quali non viene applicato il Contratto nazionale dell’edilizia, che dal 2000 ad oggi ha assicurato ampia tutela contrattuale, riconoscimento economico e formazione anche grazie alla consolidata bilateralità di settore.
Le tre sigle sindacali chiedono che “l’art. 182 produca effetti abilitanti per le due figure principali della filiera del restauro, vale a dire il restauratore ed il collaboratore restauratore, fino ad una riforma organica del comparto, in merito alla quale il sindacato presenterà, entro metà settembre, una piattaforma complessiva. Inoltre grazie alla nuova formulazione dell’art.182, non si dovrà più procedere ad una definizione delle figure esclusivamente ai fini della partecipazione agli appalti pubblici di beni culturali come già fatto in precedenza, bensì ad una loro valorizzazione professionale e, conseguentemente, ad un riconoscimento economico delle professionalità espresse”. Infine Filca, Feneal e Fillea chiedono l’istituzione di “un organo di verifica e di attestazione per tutta la fase transitoria e per la tenuta degli elenchi professionali costituendi, che sia composto anche dalle parti sociali rappresentative del settore”.