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BONANNI ALL’ASSEMBLEA CISL E UIL: "QUI C’E’ IL SINDACATO UNITARIO E RIFORMATORE"

BONANNI ALL’ASSEMBLEA CISL E UIL: "QUI C’E’ IL SINDACATO UNITARIO E RIFORMATORE"

Un momento dell'Assemblea. Si riconoscono Pesenti, segretario generale Filca-Cisl (a sin. in secondo piano) ed Enzo Pelle, segretario nazionale.

I quadri ed i delegati di Cisl e Uil hanno approvato all’unanimità la relazione introduttiva, il dibattito e le conclusioni dell’Assemblea unitaria tenutasi sabato mattina al Palazzetto dello Sport a Roma. Ampia  la presenza di giovani, alcuni tra i  quali hanno anche preso la parola sul palco.

Orgoglioso e fermo l’intervento conclusivo tenuto dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. “Qui c’è il sindacato unitario e riformatore, che nasce da un patto costruito nel corso degli ultimi tre anni: la Uil e la Cisl insieme per un’Italia che ha fiducia nel suo futuro. Un futuro che risiede nella sua responsabilità”, ha affermato Bonanni, ricordando che se “l’Italia ha salvato molti posti di lavoro lo deve alla Uil ed alla Cisl. Che hanno incontrato le parti, hanno ricercato le soluzioni, senza clamore. Oggi lo possiamo dire a testa alta: nessuno può vantare un comportamento altrettanto lineare per il proprio Paese. Se i redditi sono stati tutelati lo si deve al sindacato unitario e riformatore: alla Uil ed alla Cisl insieme. Nessun altro sindacato in Europa può dire di aver rinnovato tutti i contratti come abbiamo fatto noi, in una situazione critica come quella che abbiamo vissuto: lo abbiamo fatto per i lavoratori iscritti alla Uil ed alla Cisl, lo abbiamo fatto anche per i lavoratori iscritti anche alla Cgil”, ha sottolineato il leader di via Po. Che poi è passato ad elencare una lunga serie di successi.

“Abbiamo garantito la scuola, abbiamo garantito gli scatti oltre all’assunzione di 67mila precari quest’anno e 16mila il prossimo: oltre 80mila nuove assunzioni. Abbiamo fatto un accordo sulle politiche di conciliazione su lavoro e famiglia, anche in un periodo difficile come questo. Abbiamo ottenuto il redditometro lo scorso aprile imponendolo ad un governo recalcitrante. Abbiamo ottenuto la tracciabilità: non è successo a caso, è successoperché il sindacato riformatore ha dettato le proprie condizioni, senza spocchia. Abbiamo ottenuto il credito d’imposta al Sud per le assunzioni delle categorie più deboli, con una tessitura continua. Abbiamo cambiato l’agenda fiscale del Paese, costringendo il Governo a dire che avrebbe spostato la tassazione dalle persone alle cose. Il fatto che il Governo lo abbia scritto in un documento destinato all’Unione europea è una nostra vittoria”, ha detto ancora Bonanni.

“Il sindacato unitario è qui, – ha aggiunto – noi aspettiamo anche gli altri, ma nessuno si metta in testa che quanto avvenuto in questi tre anni sia frutto di una svolta passeggera”.
Poi il leader della Cisl ha avvertito anche il Governo: “Dobbiamo dimezzare il debito pubblico in breve tempo e servirà una politica di lacrime e sangue. Per questo ci prepariamo ad andare in piazza il prossimo 18 giugno. Per dire che se c’è da pagare stavolta saranno le ruberie, le elefantiasi a dover pagare. Quello che è successo a Porto Tolle è vergognoso: ci voleva il Consiglio di Stato, uno strumento pubblico, per distruggere ciò che è nell’interesse pubblico? Basta questo a dire che occorre semplificare i livelli decisionali e amministrativi. Non si può continuare a giocare sulle entrate senza intervenire sulle uscite. La nostra proposta è rivolta al governo come all’opposizione. Ma alla nostra manifestazione non vogliamo nessuna bandiera di partito, perché noi siamo orgogliosi di essere solo un sindacato”, ha detto ancora Bonanni. “Sul Sud – ha aggiunto – diciamo che il Governo deve sintetizzare i livelli in cui si decidono le spese, prendendo coscienza di ciò che accade nel nostro Paese”.

Quanto alle relazioni industriali, “possibile – ha affermato il leader di via Po – che non si prenda coscienza dell’importanza di questo strumento per favorire o disincentivare un investimento. Come è successo in Fiat. Esse sono il nerbo di quanto accade nel nostro Paese. Ci prenderemo le nostre responsabilità anche in condizioni difficili, non ci faremo spaventare, non ci faremo insultare da fascisti vestiti di rosso. Le opinioni vanno rispettate, il pluralismo è questo. Vogliamo svelare che il re è nudo, ecco perché puntiamo alla certificazione degli iscritti”.

Infine, Bonanni, ha sostenuto la necessità, in questa crisi, di sostenere le persone più deboli. “Ecco perché – ha spiegato – chiediamo una legge per la non autosufficienza. Ma chiediamo anche interventi per sostenere i redditi medi e bassi. Chiediamo agli imprenditori di collegarsi meglio con noi per fare un discorso concreto sulle riforme da fare. Se ne possono fare molte a costo zero, togliendo risorse agli sprechi ed alle ruberie . L’appuntamento è per il 18 giugno, ma nel frattempo – ha concluso Bonanni – parlate con i colleghi sui posti di lavoro, dando loro la speranza che abbiamo la forza di continuare insieme questo cammino. Dite che anche per noi l’unità sindacale è importante. Ma per fare delle cose, non per fare autocoscienza. Saremo uniti quando avremo tutti la stessa opinione o quando riterremo di poter convergere su una sintesi. E questo lo dico con vero spirito unitario. Discutiamo con le persone, dobbiamo avere fiducia in noi stessi perché sono tantissime le cose che sono successe grazie a noi. Per questo dobbiamo andare avanti, dando forza al sindacato unitario che Cisl e Uil insieme rappresentano”.

VISUALIZZA IL DOCUMENTO CONCLUSIVO

Prima delle conclusioni di Bonanni, dal palco del Palazzetto dello Sport si sono alternati gli interventi di alcuni delegati di Cisl e Uil.

Adria Bartoli della Cisl Scuola di Bergamo, è la prima dei delegati chiamati sul palco a parlare. Ricordando il recente convegno della Cisl Scuola sui 150 anni dell’Unità d’Italia, cita l’immagine di Coppi e Bartali che si scambiano la borraccia come l’immagine di un’Italia che non c’è più e che dovrebbe invece tornare ad esserci. “Io – dice – non voglio stare in una Paese dove nessuno si passa più la borraccia”. Anche la scuola, la scuola pubblica, in questa Italia è chiama a fare la propria parte. “La scuola è una istituzione che serve a tutto il Paese e non può delegare il suo ruolo all’alfabetizzazione televisiva”, scandisce. E’ una scuola i cui lavoratori cercano di fare del proprio meglio nonostante i tagli subiti. Ed il sindacato, o meglio una parte di esso, con zero ore di sciopero, è comunque riuscito ad ottenere risultati importanti come l’assunzione di 65 mila precari. “Noi – conclude – stiamo cercando di fare una riflessione seria sul sistema scolastico perché sia più qualificato e rispondente all’esigenze del mondo del lavoro. Noi vogliamo che la scuola dia la possibilità ai ragazzi di prendere in mano la loro vita e farne un capolavoro”

Domenico Guarda della Rsu di Mirafiori comincia ricordando i lunghi mesi di trattativa che ha portato all’accordo del 14 gennaio scorso. “Insieme agli amici della Fim – dice – abbiamo portato avanti una battaglia e siamo pienamente orgogliosi del risultato raggiunto”. Cita soprattutto le difficoltà attraversate nella campagna referendaria che ha portato alla vittoria del sì al referendum con il 54%. Un risultato non scontato, non solo perché da un quarto di secolo nessun referendum era stato vinto a Mirafiori ma soprattutto per i metodi intimidatori adottati dalla Fiom, spesso spalleggiata anche dai media. Quanto avvenuto però alla ex Bertone – conclude il delegato della Uilm
– dovrebbe spi
ngere i vertici della Fiom a tornare a Mirafiori per chiedere scusa ai lavoratori.

Domenico Colacicco della Natuzzi Rls Filca Cisl di Bari, spiega di esserci avvicinato al sindacato solo di recente, perché per lunghi anni la Natuzzi ha osteggiato l’ingresso in azienda dei rappresentanti dei lavoratori. “Finalmente dopo 20 anni in azienda si respira un’aria migliore”, dice. E ricorda l’accordo sul premio di risultato siglato lo scorso 3 maggio. Nell’accordo l’azienda ha anche accettato di istituire una commissione bilaterale per monitorarne gli effetti. “Un accordo con cui i lavoratori cominciano a sentirsi più coinvolti, responsabilizzati ma anche ad avere più forza per rivendicare i loro diritti. Un risultato politico di tutto rispetto”, conclude.

Pietro Costabile della Uil Fpl, dipendente del Comune di Roma rivendica con orgoglio i sacrifici fatti dai pubblici dipendenti, ma avverte: “Noi siamo stati disponibili a trovare soluzioni a problemi che questa società ci ha prospettato. Ora non possiamo più aspettare. Ne va del nostro futuro di lavoratori e organizzazioni sindacali, per questo chiediamo la ripresa della contrattazione nazionale. Altrimenti anche le riforme fatte in questi anni non saranno applicabili. Esse devono essere condivise con tutti noi lavoratori. I contratti sono delle regole, queste regole le vogliamo le abbiamo sempre volute e forse siamo stati i soli a rispettarle. Questo è quello che chiediamo anche per il futuro”.

Sono poi i giovanissimi a prendere la parola. Ada Fiorenza, 21 anni, della Fit Cisl, chiede un sindacato che dia spazio alle donne giovani. Alla sua età lotta per il suo futuro: racconta del settore trasporti, che ha subito cicli produttivi differenziati, la liberalizzazione, di un presente che riversa su pensionati e dipendenti gli sprechi di un paese che non investe affatto sui giovani. Sotto accusa, di nuovo il sistema politico italiano, che riduce i finanziamenti a istruzione e servizi. “Un paese che non investe sui giovani, che non investe sulla produttività, è destinato ad una gravissima crisi”. Ada chiede per questo un cambiamento culturale che abbia tra gli obiettivi il rafforzamento dei servizi ai giovani e ai precari, come l’orientamento e l’ingresso, in tutti i settori produttivi, nonché l’estensione di ammortizzatori sociali e indennità di disoccupazione. Apprezza le recenti misure sul credito d’imposta per le assunzioni, ma ne chiede l’estensione a livello nazionale. Positivo anche il giudiziose sull’apprendistato, che deve comunque essere rivalutato non solo sul fronte degli incentivi per le imprese ma anche del vero e proprio inserimento graduale nel mondo del lavoro per i giovani. In tal senso, sarebbero auspicabili interventi formativi, stage, tirocini, non gratuiti.

Lucia Grossi, delegata di UilTemp, conosce bene i problemi del lavoro interinale, dei lavoratori precari e temporanei. “Non possiamo ignorare che lavoratori con uguali mansioni hanno diverse tutele”. Di qui una nuova richiesta per un “fisco più equo che guardi alle persone più deboli, quelle che non hanno un lavoro stabile”. E poi, ammortizzatori sociali più estesi; un federalismo che tenga conto delle difficoltà dei lavoratori atipici nell’acquisto di beni e servizi; l’investimento nella conoscenza e nella ricerca; nuove opportunità offerte alle università per riqualificare risorse umane e rinnovare le imprese; il condono sui contributi dei lavoratori a progetto in modo da garantire una contribuzione adeguata a pensioni sostenibili per i futuri pensionati; la flessibilità sostenuta; gli investimenti sull’impresa cardine: la famiglia.

Claudia Mattioli, della Rsu aziendale Merloni Fim Cisl, è un’altra giovane donna con le idee chiare. Operaia e delegata, rievoca i tempi e le annose vicende dell’attività della fabbrica di Antonio Merloni, dagli anni ‘70 alla crisi del 2003. La concorrenza da parte di grandi gruppi delocalizzati nel settore elettrodomestici mette in ginocchio l’impresa, costretta alla Cig con sistema di rotazione e incentivi all’esodo. Claudia chiarisce subito di non volere “elargire piagnistei” ed auspica che – in questa crisi come in altre – sulle disgrazie si possa lavorare:”Ho sempre creduto nell’appartenenza sindacale, felice quando il mio impegno produceva risultati”. Costante il riferimento ai giovani, ai precari, agli studenti. Chiede di rimuovere i “paletti burocratici degli istituti di credito” per chi voglia fare impresa, nonché una riconversione professionale sgombra da “business e speculazioni”, una formazione mirata a lavori artigianali che vanno scomparendo. E un auspicio: “I nostri governanti devono progredire, non litigare”.

Chiude gli interventi Romano Bellissima, segretario generale della Uil Pensionati. Alle rivendicazioni dei giovani si affianca la visione di chi bene conosce altri problemi, specifici della propria categoria, sempre nella dialettica intergenerazionale: “Abbiamo apprezzato l’impegno di Tremonti nel perseguire stabilità nei conti pubblici; basta vedere oggi come stano Grecia, Portogallo e Spagna. Ma va detto con chiarezza che anche i pensionati hanno contribuito a raggiungere stabilità ai conti dello stato” riducendo il potere d’acquisto soprattutto delle donne sole. Infine, alla situazione molto diversificata sul territorio nazionale in materia di non autosufficienza, Bellissima chiede una legge nazionale legata alla costituzione di un fondo specifico per i costi.

L’Assemblea dei Quadri e Delegati di Cisl e Uil è stata aperta dal segretario confederale Cisl Paolo Mezzio, che ha dato la parola al segretario generale della Uil, Luigi Angeletti.

Cisl e Uil, esordisce Angeletti, rappresentano la maggioranza dei lavoratori che non hanno intenzione di rassegnarsi al declino, alla disoccupazione e alla povertà. “Noi rappresentiamo quella parte del paese che non si è rassegnata, che crede nel proprio futuro e nella capacità di costruirlo. Abbiamo attraversato la più grande crisi degli ultimi 70 anni e abbiamo fatto tutto quanto umanamente possibile per evitare disagi e sofferenze di lavoratori e pensionati e una valutazione realistica ci porta a dire che siamo riusciti a ridurre i danni economici e sociali più di qualunque altro paese europeo, proprio perché nessun altro paese ha visto riduzioni tali dei redditi. Anche noi abbiamo dovuto pagare costi pesanti ma dobbiamo ascriverci il risultato di aver ridotto i danni”. Angeletti ricorda poi la riforma del modello contrattuale, “e questo non è successo in altri paesi europei. Noi seguiamo le sorti e il destino della Ue, del mondo, e nostro compito è che i cittadini abbiano condizioni sempre migliori”. Ma non si limita a fare l’elenco pur lungo dei risultati raggiunti da Cisl e Uil. Oggi la Ue sta uscendo dalla recessione e s’incammina verso una fase di recupero. Ma questo non avverrà automaticamente. Ed ecco l’altra grande illusione: che questi risultati possano essere raggiunti tramite la classe politica, senza il sindacato confederale. Si butta in una citazione: “La nostra realtà politica è drammatica ma non seria; più evolve negativamente la situazione politica più noi diventiamo punto di riferimento. E questo ci obbliga ad una sempre crescente responsabilità. E’ questo il salto di qualità che le nostre organizzazioni devono compiere”. Per il leader Uil, la società civile diventa così punto di riferimento ad ansie, dubbi e paure di milioni di italiani: “Questo è il senso profondo di ciò che il sindacato confederale sta facendo”.

Ma la confederalità sta diventando complessa. Cisl e Uil operano in una condizione non semplice, in due, “ma non siamo stati noi a sceglierlo”. Il riferimento è diretto alla Cgil, e il contesto è complesso. La decisione europea di ridurre solo i debiti pubblici dovrà infatti ora affiancarsi alla crescita e all’occupazione. In un continente che produce debiti, in cui il potere vero – quello finanziario – ha un unico obiettivo, salvare le banche e non creare posti di l
avoro, i problemi sono dovuti a questa logica. Si decurtano pensioni, si riduce la spesa sociale, non si finanziano investimenti pubblici ma si tagliano posti nel pubblico impiego. La parola occupazione non compare mai nei documenti comunitari, sembra un problema da nulla per gli azionisti. Cisl e Uil si ripropongono così di imporre una scelta di politica economica “che non sia semplicemente e banalmente allineata a questa prospettiva”. E la riforma del sistema fiscale sembra indispensabile per l’equità. Far pagare le tasse a lavoratori dipendenti e pensionanti garantisce una sufficiente capacità d’entrate che garantiscono in pratica solo i costi della politica, i loro benefits. Durissima la critica di Angeletti: “Il giorno in cui si ascolterà un sindaco che garantirà efficacia dei servizi ai cittadini piuttosto che la garanzia dei loro privilegi sarà un giorno eccezionale. Sono queste le questioni che frenano la crescita. E imporre una riforma fiscale è perciò necessario”.

Delicato ma vitale per la ripresa è il punto relativo allo spreco di risorse nella pubblica amministrazione, “che dipende da chi comanda e decide, non dai dipendenti. La classe dirigente è completamente inadeguata, soprattutto al sud. Il potere pubblico viene usato contro l’interesse pubblico: come pensiamo di poter crescere? Ed ecco che bisogna riscrivere la difesa delle persone deboli, ricontrattare le condizioni di lavoro in sicurezza e garanzia”. Per il leader Uil le leggi, anche quando vanno in questa direzione, non sempre risolvono i problemi. Le leggi sono utili ma non sufficienti, bisogna esercitare il potere contrattuale, negoziare, trattare. Le leggi sono necessarie, come quelle sull’apprendistato, ma non bastano. E’ il sindacato che nei confronti delle istituzioni e delle imprese può intervenire a ridurre il precariato ed evitare scorciatoie alle imprese. Il rapporto con le aziende resta fondamentale sul fronte competitività e produttività: accettando regole negoziate col sindacato le imprese potranno crescere perché il valore del lavoro non è solo un dato morale, etico o politico, ma un dato concreto. “Le imprese non devono illudersi di sfuggire alle regole col lavoro nero, lo sfruttamento o l’evasione fiscale ma rispettare gli investimenti sul fronte dell’occupazione, re-investendo gli utili. Non abbiamo nostalgie di lotte di classe, ma questa premessa è necessaria. Riformare il sistema pubblico, centralizzare gli investimenti e lo sviluppo, sono buone indicazioni, ma va fatto molto di più. Basta con gli annunci e gli slogan. I costi della politica sono diventati economicamente insopportabile nel nostro paese”. Non esiste in altra parte al mondo un numero così elevato di persone che vivono di politica, che oggi rappresenta una “macchina costosa che cammina come un trattore”. Una classe politica deve dare risposte e dare l’esempio, fare sacrifici prima di chiederli ai cittadini. Ma non mancano nuove critiche alla Cgil: “Il sindacato confederale dovrà essere credibile, non ci sono alternative, senza crisi di senso o di rappresentatività. Noi gli scioperi li faremo se e solo per raccogliere accordi. In questa fase di crisi i risultati e gli aumenti, alla fine, i lavoratori italiani li hanno raccolti grazie al lavoro di Cisl e Uil. Noi siamo rimasti gli unici a fare pochi scioperi, perché nel nostro dna c’è l’idea di non essere strumento di governo amico o meno, ma delle persone. Il sindacato non è un fine ma un mezzo per la dignità delle persone. E la gente sempre più capisce questa banale differenza. Il nostro paese dovrà assomigliare sempre più alla Svezia e non alla Grecia”.
 

Nel corso dell’Assemblea è stata approvata la piattaforma per la Manifestazione Nazionale del 18 giugno a Roma di lavoratori e pensionati per ottenere la legge di Riforma Fiscale e misure per la riduzione degli sprechi e dei costi della politica; la legge quadro per la Non-Autosufficienza; misure più efficaci per lo sviluppo ed il lavoro e la riaffermazione della contrattazione nelle pubbliche amministrazioni.

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Le segreterie confederali di Cisl e Uil riunite, nella serata di ieri, per un confronto congiunto sulle problematiche più rilevanti del mondo del lavoro, determinate da una situazione economica che vede la ripresa ancora troppo fragile per determinare conseguenze positive sull’occupazione e il prolungarsi di una disoccupazione giovanile sempre più preoccupante hanno ribadito la necessità di proseguire nell’azione sindacale portata avanti congiuntamente in questi anni per impegnare il Governo, oltre che al mantenimento degli impegni europei in materia di stabilità del bilancio, sui temi della crescita dell’economia, del rilancio degli investimenti (infrastrutture, energia, sud), delle politiche attive per l’occupazione. Valutano in questo senso come primi passi nella giusta direzione l’introduzione del credito d’imposta per le assunzioni nel Sud, la riforma dell’apprendistato ed esprimono particolare soddisfazione per la stabilizzazione di 65.000 posti di lavoro nella scuola, dopo anni di tagli di risorse ed organici.

E’ ora necessario che il Governo metta in campo azioni più decise per lo sviluppo, soprattutto utilizzando con più rapidità e con maggiore qualità le risorse nazionali e dei fondi europei disponibili e approvi rapidamente la legge per la riforma fiscale, come previsto dal PNR, che abbia al centro la riduzione dell’imposizione fiscale sui redditi da lavoro, sulle pensioni, sulle famiglie e preveda un forte contrasto all’evasione fiscale, una maggiore tassazione delle rendite sulle transazioni finanziarie e dei consumi pregiati, una riduzione della cattiva spesa pubblica, originata dai livelli elevati di spreco ed inefficienza e dai costi anomali della politica. Interventi coraggiosi e di vera riforma in materia di qualità della spesa pubblica sono imprescindibili da un lato per reperire le risorse necessarie per ridurre il peso fiscale sui lavoratori e sui pensionati, dall’altro per salvaguardare i livelli essenziali dello stato sociale, chiamato a fronteggiare esigenze di tutela sociale sempre più ampie, come ad esempio nei confronti della non-autosufficenza.

Su questi obiettivi le segreterie Cisl e Uil hanno deciso di indire l’Assemblea Nazionale delle strutture e dei quadri sindacali, sabato 21 maggio presso il palazzetto dello sport di Roma, per varare la piattaforma che verrà definita, nei prossimi giorni, in preparazione della Manifestazione nazionale di Lavoratori e Pensionati programmata per sabato 18 giugno, a Roma, per ottenere la legge di riforma fiscale, misure per la riduzione degli sprechi e dei costi della politica, la legge quadro per la non-autosufficenza, misure più efficaci per lo sviluppo ed il lavoro e la riaffermazione della contrattazione nelle pubbliche amministrazioni.

Le segreterie di Cisl e Uil hanno inoltre deciso di istituire una sede di confronto congiunto mensile sui temi sindacali, sviluppando la discussione anche in sede territoriale. Hanno sottolineato l’importanza di un livello sempre più avanzato di relazioni sindacali e contrattuali di tipo partecipativo, come indicato dalla riforma della contrattazione del 2009, ai fini della migliore tutela del reddito di lavoratori e della crescita della produttività delle aziende. In questo ambito è stata ribadita l’esigenza di pervenire rapidamente all’ accordo interconfederale sulla rappresentanza, come previsto dall’ intesa tra Cgil Cisl e Uil del 2008.

(dal sito www.conquistedellavoro.it)

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