L’edilizia continua ad essere uno dei settori più rischiosi: una morte sul lavoro ogni 5 si verifica in un cantiere. Nel 2014 sono morti in Italia 660 lavoratori, dei quali 140 edili. A ricordarlo sono stati i sindacati delle costruzioni Filca-Cisl, FenealUil, Fiilea-Cgil nella “Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro”, istituita nel 2003 dall’Ilo (l’Organizzazione internazionale del lavoro). A Roma, sulla scalinata di Piazza Madonna Loreto, proprio di fronte ad un posto simbolico come l’Altare della Patria, i sindacati hanno messo in scena un flash mob, posizionando 38 caschi gialli e altrettante rose rosse, in memoria dei 38 morti in edilizia dall’inizio dell’anno.
“Nei cantieri si continua a morire – afferma il segretario della Filca-Cisl nazionale Franco Turri – mentre le ispezioni calano vertiginosamente: in soli cinque anni, complice la ‘spending review’, le imprese sottoposte a ispezione sono calate dalle oltre 300mila del 2009 alle 220mila del 2014, una flessione di oltre il 27%. In un anno è stato controllato meno del 7% delle imprese attive, e in 2 aziende su 3 ispezionate nel 2014 si sono riscontrate irregolarità. Oggi l’attività nei cantieri, preventiva e consultiva, è assicurata quasi esclusivamente dai sindacati, attraverso i tecnici del sistema paritetico, e grazie al lavoro quotidiano degli Rls e degli Rlst, i Responsabili per la sicurezza aziendali e territoriali”. Un altro fenomeno preoccupante che colpisce i lavoratori del settore è quello delle malattie professionali, i cui casi negli ultimi anni sono aumentati del 50%. Le richieste dei sindacati, che hanno anche scritto una lettera al presidente della Repubblica, Mattarella, al Premier Renzi ed al ministro del Lavoro Poletti, sono ben note: “Chiediamo innanzitutto il completamento di quanto previsto dal decreto legislativo 81 del 2008 – sottolinea Turri – con l’istituzione della Patente a punti ed il suo inserimento nel sistema degli appalti: si tratta di uno strumento importante per la selezione ed il sistema di qualificazione delle imprese”.
“Vanno poi previste normative premiali sia in termini di riduzione dei costi, sia in termini di vantaggi competitivi in fase di gara, soprattutto per lavori pubblici, per quelle imprese che dimostrino di essere regolari e sicure e adottino il sistema dell’asseverazione. Occorre inoltre eliminare i fenomeni elusivi consentiti da un abuso degli strumenti di flessibilità del lavoro, contrastando il fenomeno, diffuso in edilizia, delle false partite Iva ed escludendo il settore da ogni eventuale estensione dell’utilizzo dei voucher. È indispensabile applicare il contratto dell’edilizia a tutti quelli che lavorano in un cantiere: oggi ben il 70% degli operai impiegati in edilizia ha contratti diversi, scelti per risparmiare sui costi. La riforma degli appalti deve prevedere un fortissimo ridimensionamento del numero delle stazioni appaltanti e la scelta del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, in sostituzione del massimo ribasso. Infine – conclude Turri – bisogna modificare la legge Fornero sull’età pensionabile: molto incidenti nei cantieri coinvolgono lavoratori ultra 60enni. È semplicemente impensabile che a quell’età si possa ancora lavorare sulle impalcature!”.
Ogni anno nel mondo si registrano 2 milioni e 341mila decessi (uno ogni 15 secondi!) di cui circa due milioni per malattie professionali. Dall’inizio dell’anno in Italia ci sono stati 185 i morti, dei quali 38 nei cantieri. Le prime cause in edilizia sono la caduta dall’alto, la perdita di controllo dei macchinari ed il crollo. Oltre al dramma, il fenomeno comporta anche un costo sociale diretto ed indiretto insostenibile: in Italia supera i 50 miliardi di euro, mentre il valore calcolato a livello mondiale sfiora i 2.800 miliardi di euro, vale a dire il 4% del Pil mondiale.