Via libera del consiglio dei ministri alla legge di stabilità che prevede tra l’altro il taglio dell’Irpef di un punto percentuale sui primi due scaglioni di reddito, con l’obiettivo di incentivare i consumi. In particolare passa da 23 a 22 punti e da 27 a 26 l’aliquota Irpef sui primi due scaglioni di reddito (da 0 a 15 mila euro e da 15 mila a 28 mila euro). Il Consiglio, si legge nella nota emessa in nottata da palazzo Chigi , ha approvato il disegno di legge contenente le disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità) e il disegno di legge contenente il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale per il triennio 2013-2015.
Secondo Raffaele Bonanni, dai microfoni di Radio1Rai, “la decisione di tagliare di un punto le prime due aliquote Irpef rappresenta una svolta da parte del governo, si tratta di un segnale parziale ma molto, molto importante”. “Per la prima volta dopo tanti anni si alleggerisce dall’Irpef un po’ di carico per i redditi più bassi – ha detto – È da tempo che diciamo, e lo abbiamo ribadito anche ieri al governo, che era arrivato il momento di dare un segnale sulle buste paga, bisognava aumentare le tasse indirette e abbassare quelle dirette, che sono pagate da tutti: l’Iva pesa di più su chi ha di più e consuma di più, mentre l’Irpef per la verità carica di più proprio su chi ha meno soldi”.
La Legge di stabilità per il 2013-2015 rappresenta lo strumento con cui sono disposte le misure necessarie a realizzare gli obiettivi programmatici indicati nei documenti di programmazione di bilancio e finanza pubblica. Quest’anno la Legge di stabilità per il 2013-2015 consente, come previsto dagli impegni assunti in Europa, di conseguire il pareggio di bilancio in termini strutturali nel 2013. Il disegno di legge di bilancio e il disegno di legge di stabilità sono presentati al Parlamento entro il 15 ottobre di ciascun anno. Gli obiettivi sono 5: anzitutto, evitare l’aumento di due punti percentuali dell’Iva a partire da giugno 2013, che viene dimezzato. Gli altri obiettivi sono i nuovi incentivi per l’aumento della produttività; le garanzie per gli esodati; la copertura del quadro esigenziale dei Ministeri per il 2013; il pagamento degli arretrati delle PA. Per realizzarli sono previsti tre strumenti. Il primo strumento è la revisione della spesa pubblica (spending review); il secondo comprende degli interventi fiscali in materia bancaria e assicurativa; il terzo, infine, riguarda l’imposta sulle transazioni finanziarie.
La legge di stabilità, prosegue il comunicato, prevede anche la rimodulazione di alcune tax expenditures per i redditi superiori ai 15mila euro: si introduce una franchigia di 250 euro per alcune deduzioni e detrazioni Irpef e, per le sole detrazioni, si fissa il tetto massimo di detraibilità a 3000 euro. Si prevede anche l’assoggettabilità ad Irpef delle pensioni di guerra e di invalidità.
Al fine di introdurre un importante elemento di equità nella revisione della tassazione sui redditi e agevolare i consumi delle famiglie dal reddito più basso, la legge di stabilità introduce inoltre una riduzione di un punto percentuale (da 23 a 22 punti e da 27 a 26) dell’aliquota Irpef sui primi due scaglioni di reddito (da 0 a 15mila euro e da 15mila a 28mila euro).
Nell’ambito della legge di stabilità il Consiglio ha approvato il secondo capitolo delle disposizioni per la revisione della spesa pubblica (spending review). La prima fase della spending ha garantito un risparmio di circa 4,4 miliardi per il 2012, 10,3 miliardi per il 2013 e 11,2 miliardi per il 2014. La spesa censita alla quale fanno riferimento questi risparmi è pari a circa 60 miliardi di acquisto di beni e servizi. Le nuove misure di razionalizzazione della spesa pubblica si basano su un censimento di spesa «aggredibile» pari a circa 50 miliardi: 11 miliardi per l’acquisto di farmaci, 7 miliardi per i dispositivi medici e 32 miliardi di acquisti per gli investimenti. L’importo censito nelle due fasi della spending è di 110 miliardi, circa il 65% della spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi. A regime, il risparmio derivante dalla spending review è di 3,5 miliardi.
(dal sito www.conquistedellavoro.it)