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RESTAURO, LE PROPOSTE DEI SINDACATI

RESTAURO, LE PROPOSTE DEI SINDACATI

Rivedere i criteri di selezione per l’accesso alla prova d’idoneità per il conseguimento del titolo professionale di restauratore e riformare il sistema di valutazione della documentazione dei titoli, la cui validità è indispensabile per operare nel settore. Sono le richieste avanzate dai sindacati di categoria Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Roma sabato scorso. All’iniziativa hanno partecipato oltre 500 lavoratori del comparto provenienti da tutta Italia.

Nel corso della conferenza stampa è stato sottolineato come l’attuale sistema metta a rischio migliaia di operatori perché non permette di far valere i titoli formativi e l’esperienza lavorativa per ottenere la qualifica di restauratori e di collaboratori restauratori. I relatori dell’incontro (Roberto Ferrari, funzionario nazionale Feneal-Uil, Enzo Pelle, segretario nazionale Filca-Cisl, Livia Potolicchio, responsabile restauro della Fillea-Cgil e Walter Schiavella, segretario generale della Fillea-Cgil) hanno presentato la petizione rivolta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con la quale si chiede di rivedere i criteri di accesso alla professione di restauratore. Il documento, che in un mese ha già raccolto circa 5.000 adesioni, è un vero grido d’allarme rivolto a Napolitano, al quale si chiede di richiamare gli organi competenti ad una assunzione di responsabilità nei confronti dei lavoratori che operano nella conservazione e restauro del Patrimonio culturale italiano.
I sindacati hanno anche presentato le loro proposte per il settore. Queste in sintesi:
o rivedere i criteri di certificazione richiesti per l’accesso alla prova di idoneità, permettendo a quanti fino ad oggi hanno operato nel settore, con impegno e serietà, di dimostrare le proprie capacità professionali;
o eliminare gli elementi ostativi alla partecipazione alla prova, in particolare l’assimilazione del ruolo di direttore di cantiere con la “responsabilità diretta nella gestione tecnica dell’intervento”;
o aprire la prova anche ai  lavoratori dipendenti che dimostrino, con qualsiasi mezzo documentale legislativamente e contrattualmente valido, di aver lavorato in cantieri di restauro;
o includere tra i titoli di studio utili, per la partecipazione all’esame, anche la laurea in Conservazione dei beni Culturali;
o riconoscere la responsabilità diretta nella gestione tecnica dell’intervento a tutti coloro che hanno lavorato, per società di restauro, con Contratti di Collaborazione Coordinata e Continuativa o con P.IVA;
o spostare all’anno 2009 la data entro cui documentare l’attività pregressa utile per la partecipazione all’esame ed al riconoscimento del titolo;
o riconoscere il titolo di Collaboratore Restauratore a tutti coloro che abbiano frequentato corsi professionali istituiti dalle Regioni o da istituti privati con riconoscimento regionale (sia biennali che triennali) e ai lavoratori che dimostrino, con qualsiasi mezzo documentale, di aver lavorato in cantieri di restauro;
o attivare percorsi formativi che permettano, a quanti hanno lavorato fino ad oggi nel settore ma non hanno potuto accedere  o non hanno passato la prova di idoneità, di integrare e migliorare il proprio percorso professionale al fine di ottenere il titolo di Restauratore;
o attivare percorsi universitari che, attraverso il riconoscimento di crediti formativi, possano perfezionare il cammino già intrapreso, così come riteniamo utile lavorare sull’Apprendistato di Alta Formazione.
Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil chiedono di non scaricare le responsabilità, che sono generali, solo sui lavoratori e l’apertura di un tavolo istituzionale presso il Mi.B.A.C. sulle problematiche del Restauro (qualificazione appalti e formazione) con le Parti Sociali e la Conferenza Stato Regioni, aprendo una nuova fase per il settore e offrendo l’opportunità, a quanti fino ad oggi vi hanno operato, di accedere all’esame di qualificazione demandando all’autorevolezza della prova l’accertamento delle competenze.

Nel corso della conferenza stampa è stato sottolineato come l’attuale sistema metta a rischio migliaia di operatori perché non permette di far valere i titoli formativi e l’esperienza lavorativa per ottenere la qualifica di restauratori e di collaboratori restauratori. I relatori dell’incontro (Roberto Ferrari, funzionario nazionale Feneal-Uil, Enzo Pelle, segretario nazionale Filca-Cisl, Livia Potolicchio, responsabile restauro della Fillea-Cgil e Walter Schiavella, segretario generale della Fillea-Cgil) hanno presentato la petizione rivolta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con la quale si chiede di rivedere i criteri di accesso alla professione di restauratore. Il documento, che in un mese ha già raccolto circa 5.000 adesioni, è un vero grido d’allarme rivolto a Napolitano, al quale si chiede di richiamare gli organi competenti ad una assunzione di responsabilità nei confronti dei lavoratori che operano nella conservazione e restauro del Patrimonio culturale italiano.
LE PROPOSTE DI FILCA, FENEAL E FILLEA
LA PETIZIONE AL PRESIDENTE NAPOLITANO

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